È natale non soffrire più (tipo più)

cuori spezzati a nataleStavo andando a fare la spesa per preparare i profiteroles con un paio di corna di renna ben piantate sulla testa, quando ho iniziato a pensare al fatto che essere mollati a Natale potesse venir annoverato tra i punti più bassi nella scala dell’infelicità, fatto salvo perdere l’amato animale domestico o un familiare (e in quest’ultimo caso dovrebbe trattarsi di parentela molto stretta).
Perché diciamocelo, la sola idea di unire il dolore dell’abbandono a quella sensazione di cappotto bagnato tipica delle feste, fa diventare la vita di Heidi con la signorina Rottermaier una passeggiata in primavera, “Le parole che non ti ho detto” un film con un finale sostenibile e Incompreso… no, niente Incompreso resta sempre il libro più triste dell’universo isole comprese.

Detto ciò, ne deduco che non sarà stato un caso che al supermarket la mia attenzione venisse attirata da “Baby come home”, degli U2, buttata lì tra un annuncio di cotechini in saldo e gli orari di apertura del giorno dopo.
Comunque, persino io, che l’inglese lo capisco quasi come se fosse swahili (e lo swahili non lo capisco), all’improvviso realizzo che Bono sta invocando, con urla strazianti, il ritorno della sua amata.

Mentre sono in coda alla cassa l’altoparlante annuncia che i panettoni sono in offerta tre per due, e io rifletto che anche Mariah canta: “All I want for Christmas is you”. E a chi la vogliamo raccontare? Si sa che quando preferisci un/una “you” a qualsiasi altra cosa sotto a questo cielo, di solito lui/lei ti hanno appena mollata.
E vogliamo parlare di “Last Christmas” degli Wham, o di “Blue Christmas” di Elvis Presley, o del caro Baglioni con “Notte di Natale”?

Sono ormai fuori dal supermarket quando mi convinco che lasciarsi a Natale sia una figata, sempre se che il tuo sogno sia scriverci una canzone ed entrare così nella classifica dei dischi più venduti al mondo, cosa a cui non ho mai tenuto molto, ma tu come potevi saperlo? Dopotutto non ne abbiamo mai parlato.

È buio e le lucine a intermittenza che brillano sopra di me mi sembrano stelle del jazz, così, senza un motivo apparente cambio idea; saranno state le corna, o lo spirito del vov che sto bevendo da ieri (come se non ci fosse un domani), ma inizia formarsi dentro di me l’idea che il successo delle canzoni d’amore natalizie sia da ricercare non tanto nell’attrattiva che da sempre suscita in noi la permanenza disequilibrata sull’orlo del precipizio, quanto nella speranza che il miracolo questa volta accada, e che “you” torni per davvero a casa, magari per sempre o anche solo fino alla fine del mondo,

Sì vabbè ho capito, forse è meglio che la smetta di bere…

PS tanti auguri a tutti, in modo particolare a quelli che son stati lasciati in zona natale…

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