Metti una sera a cena, ma in realtà non mangerete, perché tu, cioè io, siete stati convocati per essere lasciati: tu devi partire con Victor.
E farà come se si trattasse di una scelta condivisa, usando il plurale.
– Noi, la guerra, i nazisti
– Noi, non sarebbe mai andata bene, ammettiamolo
– Noi, insomma, come dire, tu mi capisci, vero?
Non ci crederete, ma siccome il finale è ormai noto, il mio sogno sarebbe (per una volta almeno) quello di togliermi la soddisfazione di salire su quell’aereo con un dialogo dignitoso tipo:
– so che non amerò mai più nessuna/o come adesso amo te (pausa) alzarmi da questa sedia è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare (pausa e sguardo carico di infiniti significati) quindi addio (e qui dovrebbe partire Morricone suonato da Yo Yo Ma).
E vorrei avere già il cappotto alla parola addio, ma:
1. io non ho il cappotto
2. se dovesse accadere d’estate?
Il fatto è che, per quanto mi sia studiata questo dialogo, al dunque mi manca sempre qualcosa.
Se solo si potesse fermare il tuo tempo, amore.
Avrei bisogno giusto di qualche minuto, ora, mese (non di più, giuro) per riflettere.
Ding Dong
Si ricorda alla mollata che non sarebbe dignitoso:
1. insultare
2. fare un elenco dei motivi per cui si pentirà della sua scelta
3. pateticamente restare in equilibrio precario su quella sedia con lei/lui.
Ma, cazzo, allora ditelo subito che è vietato tutto.
E come se non bastasse, mentre cerco di formulare una frase compiuta che abbia almeno un alone di compostezza, il mio cervello è improvvisamente massacrato dal seguente ossessivo pensiero:
cosa stavi facendo la prima volta che hai immaginato di lasciarmi? Ti stavi vestendo? Eri al lavoro? Oppure mangiavi un pezzo di torta di mele, cucinata da me, guardandomi negli occhi.
– che buonaaaa
e nell’attimo in cui il dolce attivava lo specifico recettore di membrana, in quel preciso istante, per una causa sconosciuta persino a te, anche se oggi ripensandoci troveresti un’ottima motivazione (era ossessiva, noiosa diremo, con quel suo continuo (stra)parlare delle conseguenze del nostro amore, tu mi capisci, vero…) hai iniziato concretamente a considerare la possibilità di farla finita.
– allora sai che c’é? Riprenditi tutto, anche i ricordi, che poi che me ne faccio dei tuoi ricordi, riprenditi le poesie, le frasi, i punti e le virgole, riprenditi tutte le virgole, ed esci subito da questa stanza.
No, cazzo, sono io che devo uscire. E non ho nemmeno un cappotto a proteggermi da tutto questo freddo, (ma non era estate fino a tre minuti fa?).
Vaffanculo!
Temo che i dialoghi dignitosi non saranno mai il mio cavallo di battaglia.