l’amore è un seme infestante

margheriteL’amore è un seme infestante portato dal vento, che una volta entrato non fermerà il suo viaggio.
E il silenzio ti illuderà di giorno, mentre la notte lo sentirai nutrirsi di pensieri che non ricordavi di pensare.

Ma la sua pianta è delicata.
Così le sacrificherai ogni segreto nascosto tra le dita arrugginite, scoprendo che il tuo tutto non sempre sarà abbastanza, che a volte sarebbe meglio niente, ma quanta pratica per condividere il niente.

I terreni solidi si possono rivelare inadatti, mentre le cattive abitudini creano euforia, ma è solo questione di attimi, troppo brevi per te che già la vorresti albero con radici profonde e foglie che possano riposare sulle nuvole.
Solo che l’infinito ha tempi diversi, prova tu a raccontare l’inverno a una margherita.

Così tornerai seme e io cercherò un’altra volta di estirparti, ma la tua natura infestante avrà vita facile sulla mia attitudine al ricordare.
– vinci sempre tu, piangeremo all’unisono senza saperlo.
– non vince mai nessuno, piangerà il seme ridendo di noi.

E intanto si fa sera e io non ho ancora messo tavola per i tuoi pensieri.

il tempo dell’amore

il tempo dell'amoreUn diamante è per sempre, ma pure cinquanta metri di carta da forno non scherzano.
I miei se ne stanno lì sul mobile della cucina a guardarmi con un espressione sprezzante che sottintende un inconfutabile giudizio: siamo durati più della tua relazione.
La caducità dell’amore si evidenzia con inaspettata precisione se la esamini in rapporto alle piccole cose del quotidiano.

Il pacchetto era solo all’inizio, un regalo – ero sempre io a preparare le torte -, non credo di essere arrivata a strappare il decimo metro.
Non che si sia trattato di una sorpresa, se escludiamo dai conteggi l’inizio tentennante e la fragorosa fine, cosa rimane?
Il tempo di mezzo litro di latte a lunga conservazione.

La durata di una relazione, quella vera, quella in cui ci ameremo per sempre, è sempre più breve di quanto scegliamo di immaginare.
Ma non ci si fa caso e si tira avanti, non si dice forse: meglio stare male in due piuttosto che bene da soli?
E no che non si dice!
È una di quelle asserzioni che le persone (fidanzate o sposate) negherebbero persino davanti al plotone di esecuzione:
– vostro onore, io la amo da morireeeeeeee
E allora bang, muori!

È il pilastro su cui si regge la parte di mondo che crede nella monogamia, uno stile di vita di cui nessuno riesce a dimostrare la praticabilità – Houston, we have a problem – ma tant’è si porta avanti.
O meglio, si trascina, come una valigia troppo pensante in un agosto afoso: abbandoneresti mai i tuoi vestiti in mezzo a una strada?
No! Anche se non li puoi più vedere (né tantomeno indossare), li tieni comunque nell’armadio in attesa che qualcosa possa accadere.
Dopotutto la speranza non è forse un uccello piumato che si posa sull’anima?

Dipende cara Emily, se potessi sedere al tuo tavolo solitario, ti chiederei di essere più precisa nella definizione, e di specificare, per noi poveri illusi, che non tutte le speranze sono positive, ché a volte ci si perde in fantasticherie che non hanno la minima possibilità di essere realizzate, e allora più che un uccello piumato, la speranza diventa un elefante rivestito da squame di cemento che si posa sull’anima provocandole lesioni muscolari di terzo grado.

Comunque meglio non fare i conti mai, tenetevi i vostri diamanti e non ci pensate.
A me restano la carta da forno e mezzo litro di latte a lunga conservazione, che se ci aggiungo duecento grammi di farina, burro, zucchero, lievito e yogurt, mi ci esce pure una splendida torta.
Un dolce molto utile adesso, dal momento in cui ho provato a contare i miei sorrisi, ma non si aprivano se non pensavo a te.

 

lasciarsi un po’, a San Valentino

cuore spezzatoAbbiamo ormai capito che gli unici amori eterni riguardano:

1. gente che a un certo punto della storia muore
2. gente che non muore mai perché è un vampiro.

E siccome potrebbe anche essere che non vi riconosciate in nessuna delle due categorie, spiace dover essere proprio io a dirvelo, ma sappiate che di certo, prima o poi, vi lascerete.

Eh lo so bene, è triste.
Comunque, presa coscienza di questo fatto incontrovertibile, ora voglio anticiparvi, con parole e musica, cinque accadimenti di cui (ahimè) si prende piena coscienza solo una decina di giorni dopo essersi chiusi la porta rossa alle spalle, nel mio caso era rossa, ma a quel punto è troppo tardi per avere dei ripensamenti (vabbè, tipo troppo tardi):

1. nonostante le tante parole spese, ci sarà sempre qualcosa in sospeso da chiarire (Le tue parole fanno male di Cesare Cremonini)
2. siccome non avevate mica segnato il giorno sul wunderlist, ci saranno sempre oggetti destinati a vivere nella casa sbagliata (Sette e quaranta di Lucio Battisti)
3. poiché la memoria è bastarda, ci sarà sempre il suo sorriso (Lontano lontano di Luigi Tenco)
4. dato che la vita è ingiusta, ci sarà sempre uno che soffrirà di più (Carte da decifrare di Ivano Fossati)
5. per quanto cerchiate di non pensarci, ci sarà sempre quel senso di eterno in silenzio giurato (Sempre e per Sempre di Francesco De Gregori nella versione di Fiorella Mannoia).

Vi sta vendendo da piangere?
Ma no, non è il caso, chissà mai che un fulmine vi fulmini o che un vampiro vi morda.

Oppure potreste scriverle/gli una lettera d’amore,
e con parole inventate su carta azzurra,
immaginare un ultimo incontro,
magari nel prossimo giorno di pioggia,
magari a Parigi (di Paolo Conte),

PS Sarà per te (di Francesco Nuti)

minchia se è dura spinger sassi su per la montagna

ovvero: la speranza è l’ultima a morire

sisyphus bildreihe Iniziamo da qui: il mio sogno sarebbe mandarti affanculo senza pentirmene dieci minuti dopo:
– oddio, adesso non vorrà più stare con me
– guarda che non stava con te
– non ancora, ma ci stavo lavorando.

Sai quelle storie dove:
a) non ciuli
b) non sei nemmeno sicura che l’altro/a ti consideri qualcosa di più di un’amica
c) sei proprio sicura che non ti consideri nulla più di un’amica, ma che cosa ci perdo a provarci?

Cazzo, ci perdi tantissimo, giornate intere trascorse a pensare ai millenovecentotrentasette modi per renderla/o felice senza che si renda conto che lo fai per qualcosa di più che la sola amicizia. Ma contemporaneamente sperando che si renda conto che lo fai per qualcosa di più che la sola amicizia.

La vita può essere complicata a volte, soprattutto se:
a) cerchi di raggiungere qualcosa che nessun essere umano ha mai raggiunto prima di te
e soprattutto:
b) non ci sono prove che questo qualcosa esista.

– ma mi ha mandato una foto del cielo
– e allora?! Ti ha per caso baciata? Di trombare già lo so, non se ne parla è volgare
– no, ma, forse, sai come vanno queste cose, eppoi il nostro è un amore che viaggia su altri canali, un amore spirituale fatto di condivisione dell’anima, di pensieri, mi capisci?
– no.

Capisco solo che sei una grandissima testa di cazzo che si ostina a cercare l’amore dove l’amore non c’è e che per questo continui a soffrire, e fin qui, amen, è che rompi i coglioni a tutti quelli che ti stanno intorno e ti amano per davvero.
– quindi? Dammi un consiglio ti prego e io ti giuro che lo seguirò
– mandala/o affanculo!
– ma come faccio? E se poi non volesse più stare con me?

Con certa gente non ci son proprio speranze.

PS questo post non è autobiografico, (e se lo leggesse e poi non volesse più stare con me?)

Ohhh…

ohhhVi interessano per caso dei vibratori?
Scusate se son venuta subito al punto, ma ieri mi è capitato sotto gli occhi questo sito: ohhh.it, che commercializza (cito testualmente): “Sex Toys bellissimi e di altissima qualità, disegnati per sedurre e deliziare il corpo femminile, tutti realizzati con materiali selezionati e sicuri”.

Mi permetto di segnalarlo perché per me i vibratori (e affini) sono quei cosi che si vendono nei sexy shop dei quartieri poco illuminati (anche di giorno) delle grandi metropoli; che se anche ci fossi, nel quartiere poco illuminato della grande metropoli, avrei comunque troppa vergogna di entrarci nel sexy shop (io neh, voi invece tutte/i cittadine/i di mondo, lo so bene).
Apro una parentesi: la mia amica Simo, che lavora in una farmacia, mi ha confermato che non son l’unica ad averci imbarazzi di questo tipo, visto che le persone preferiscono di gran lunga acquistare i preservativi nella macchinetta automatica, piuttosto che farsi servire dal personale al bancone.
Salvo poi incappare in spiacevoli incidenti di percorso:
– signorinaaaa, mi si sarebbero incastrati dieci euro…

Bon, sempre meglio dieci euro che altre cose, ma detto ciò, un comodo sito, mobile friendly, mi pare la soluzione perfetta per gli acquisti anonimi, inoltre “la consegna è garantita entro 48 ore lavorative in una confezione così discreta ed elegante che sarà OHHH già dal primo sguardo” (cito testualmente).

Faccio presente che, per ogni tipologia di giocattolo, son descritte le caratteristiche emozionali (diremo), i dettagli tecnici, perché qui la dimensione conta, e talvolta anche i consigli per l’uso, dove ho scoperto cose che maaaai avrei immaginato!
Ci son prodotti per tutti i gusti, allenanti dei muscoli vaginali per ottenere orgasmi indimenticabili, modelli apparsi in trasmissioni cult quali Sex and The Citylemon vibrator che si tengono in mano e si strizzano proprio come un limone e addirittura una lux edition con la base placcata in metallo prezioso, roba che, se tutto di dicesse male, potrai sempre rivenderla ai compro oro insieme alla catenina della prima comunione.
I toys (che vi arriveranno a casa carichi e pronti per l’uso) sono a consumo lento e facilmente ricaricabili tramite pile o con l’ancor più pratico ed economico collegamento a una presa usb.
Pare che siano tutti corredati di custodia, compatta e discreta, “per portarli sempre con voi quando viaggiate” (cito testualmente).

Tutto perfetto, tranne lo stress in più, ché ogni volta che parto c’ho già l’ansia di dimenticarmi le mutande, i fantasmini, un paio di scarpe di riserva caso mai piovesse, la canottiera, il deodorante e il rasoio per i peli delle gambe, adesso pure il carica batterie del mio We Wibe 4 Plus mi dovrò ricordare!

ps ma la copy, prima di scrivere i consigli, avrà testato il prodotto?
ps2 una menzione speciale per le fotografie: fantastiche!

Verba volant, sms manent

amore e marketing e snoopyTempo fa, insieme ad un’amica che si era appena lasciata con il fidanzato, abbiamo preso un foglietto di carta bianca ed elencato tutto quello che più le mancava di lui.
Al primo posto, senza rivali, c’erano i suoi messaggi.
I messaggi, capite?! Non il sesso, i progetti, o le vacanze in camping, ma i messaggi della buonanotte.
Una pazza, penserete voi non prima di aver controllato quando avete ricevuto il suo ultimo whattsapp (due flag azzurri, è passata un’ora e non mi hai ancora risposto, soffro).

Perché una volta finito tutto, dopo aver faticosamente valicato la catena montuosa dei torti e delle ragioni, ciò che resta delle nostre relazioni sono le matasse ingarbugliate dei ricordi… e le chilometriche conversazioni su whattapp, che ho amorevolmente salvato nella memoria del mio cuore (e backappato in quella del cellulare).
Centinaia di buone notti e migliaia di meravigliosissimi giorni, che raccontavano delicatamente d’amore, come in una danza gentile, dove non ci si toccava mai, pur toccandosi sempre.

Bene, se vi siete un po’ commossi, allora siete i potenziali acquirenti di questa app che fornisce un pratico servizio di sentimental messaggistica.
Ovvero, voi vi iscrivete, fornite le caratteristiche generiche del vostro fidanzato/a, e lui/lei vi riempiranno di messaggi (cento al mese per venti euro), sufficienti per colmare il vuoto lasciato dall’ex, oppure per fingere, con parenti e amici osservanti, che finalmente anche voi avete trovato l’anima gemella:
– e leggi, leggi un po’ che cose carine pensa di me!

Certo, all’apparenza questa soluzione appare vagamente patetica (a tal proposito, io per quindici euro ve ne mando centoventi), però potrebbe non essere così male.
Rifletteteci, niente più vacanze in camping che odiavate (non te l’avevo mai detto?), niente più Natale da sua madre che odiavate (non si vedeva?), niente più sesso sbadato il venerdì sera che odiavate (e ci voleva la terapista di coppia a cento euro l’ora (faccio fattura?) per capirlo!).

L’unica precauzione a cui attenersi prima di far vostra l’applicazione e dolcemente naufragare negli amorevoli scritti, è appurare, con certezza assoluta, di non nascondere in nessun pezzettino del vostro già massacrato cuore, l’inconfessabile desiderio che il vostro lui/lei virtuale possa descrivere decine di notti buone e migliaia di meravigliosissimi giorni esattamente come facevi tu, quando con delicatezza mi raccontavi d’amore pensando di non toccarmi, mai, e invece mi trafiggevi, sempre.

Merda lo sapevo! Puff, io son già morta,

tu devi partire con Victor

casablancaMetti una sera a cena, ma in realtà non mangerete, perché tu, cioè io, siete stati convocati per essere lasciati: tu devi partire con Victor.
E farà come se si trattasse di una scelta condivisa, usando il plurale.
– Noi, la guerra, i nazisti
– Noi, non sarebbe mai andata bene, ammettiamolo
– Noi, insomma, come dire, tu mi capisci, vero?

Non ci crederete, ma siccome il finale è ormai noto, il mio sogno sarebbe (per una volta almeno) quello di togliermi la soddisfazione di salire su quell’aereo con un dialogo dignitoso tipo:
– so che non amerò mai più nessuna/o come adesso amo te (pausa) alzarmi da questa sedia è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare (pausa e sguardo carico di infiniti significati) quindi addio (e qui dovrebbe partire Morricone suonato da Yo Yo Ma).

E vorrei avere già il cappotto alla parola addio, ma:
1. io non ho il cappotto
2. se dovesse accadere d’estate?

Il fatto è che, per quanto mi sia studiata questo dialogo, al dunque mi manca sempre qualcosa.
Se solo si potesse fermare il tuo tempo, amore.
Avrei bisogno giusto di qualche minuto, ora, mese (non di più, giuro) per riflettere.

Ding Dong
Si ricorda alla mollata che non sarebbe dignitoso:
1. insultare
2. fare un elenco dei motivi per cui si pentirà della sua scelta
3. pateticamente restare in equilibrio precario su quella sedia con lei/lui.
Ma, cazzo, allora ditelo subito che è vietato tutto.

E come se non bastasse, mentre cerco di formulare una frase compiuta che abbia almeno un alone di compostezza, il mio cervello è improvvisamente massacrato dal seguente ossessivo pensiero:
cosa stavi facendo la prima volta che hai immaginato di lasciarmi? Ti stavi vestendo? Eri al lavoro? Oppure mangiavi un pezzo di torta di mele, cucinata da me, guardandomi negli occhi.
– che buonaaaa
e nell’attimo in cui il dolce attivava lo specifico recettore di membrana, in quel preciso istante, per una causa sconosciuta persino a te, anche se oggi ripensandoci troveresti un’ottima motivazione (era ossessiva, noiosa diremo, con quel suo continuo (stra)parlare delle conseguenze del nostro amore, tu mi capisci, vero…) hai iniziato concretamente a considerare la possibilità di farla finita.

– allora sai che c’é? Riprenditi tutto, anche i ricordi, che poi che me ne faccio dei tuoi ricordi, riprenditi le poesie, le frasi, i punti e le virgole, riprenditi tutte le virgole, ed esci subito da questa stanza.

No, cazzo, sono io che devo uscire. E non ho nemmeno un cappotto a proteggermi da tutto questo freddo, (ma non era estate fino a tre minuti fa?).
Vaffanculo!

Temo che i dialoghi dignitosi non saranno mai il mio cavallo di battaglia.

tanta voglia di lei

poohOggi esamineremo un testo che mi ha sempre lasciata perplessa.
No, non sono fan dei Pooh, ma non credo sia possibile essere una quarantenne residente in Italia e non aver ascoltato almeno una volta questa perla <—- da leggersi in senso ironico.
Comunque la canzone, come i più intelligenti tra voi (anche se non credo che le persone intelligenti leggano questo mio blog) avranno intuito, è Tanta voglia di lei.

La prima domanda che mi sorge spontanea è, ma il lei del titolo a chi si riferisce? Alla tipa che si ciula una botta e via “strana amica di una sera” o alla cornuta freddolosa “il mio amore si potrebbe svegliare chi la scalderà?”.

Andiamo per ordine, la storia tratta di un tipo che:
Mi dispiace di svegliarti, forse un uomo non sarò
ma d’un tratto so che devo lasciarti, fra un minuto me ne andrò.
Ma no, figurati, come ti può anche solo venire in mente che alzarsi silenziosamente e scivolare via da quel letto sia un’azione spregevole?
Spiace solo che a quei tempi non ci fosse whattsapp, perché dopo essere scomparso tipo Silvan Sim-Sala-Bim potevi scriverle qualcosa di ridicolo e patetico (il testo di questa canzone, per esempio).

E non dici una parola, sei più piccola che mai
in silenzio morderai la lenzuola, so che non perdonerai.
Te piacerebbe che non dicesse una parola… ma vai affanculo te e tutti i parenti tuoi, compreso quel minchia di DJ Francesco.
Inoltre, caro Pooh, non so chi tu sia uso frequentare, ma le lenzuola le mordono i cowboy nei film, quando il dottore toglie loro la pallottola dalla spalla senza anestesia.
In quanto al perdonare, fatti una domanda e datti una risposta.

Mi dispiace devo andare il mio posto è là,
il mio amore si potrebbe svegliarechi la scalderà.
Povero tuo amore? Nel senso che le corna di un alce in testa, sì; ma lasciarti sola la mattina al freddo, no? Ciccio, hanno inventato il riscaldamento per ovviare a quel problema.

Strana amica di una sera io ringrazierò,
la tua pelle sconosciuta e sincera,
ma nella mente c’è tanta tanta voglia di lei.
Strana, perché ovviamente è mattina e già vedi i difetti (testa di cazzo che non sei altro); comunque sappi che i tuoi ringraziamenti te li puoi ficcare tu sai dove.
Ma detto ciò, era proprio necessario specificare che dopo aver ciulato tutta la notte con te, nella mente hai tanta voglia di lei?

Lei si muove e la sua mano, dolcemente cerca me
e nel sonno sta abbracciando piano, piano il suo uomo che non c’è.
Mi dispiace devo andare.

Il gran finale che mi fa capire che anche i Pooh si facevano di sostanze stupefacenti, perché intanto danno per scontato di essere stati indimenticabili, cosa che la versione della strana amica non l’abbiamo sentita mai e quindi…, inoltre che la sua mano cerchi voi (non so, ma vi siete visti? Non crederete che bastino un paio di jeans stretti) e non l’interruttore per spegnere la sveglia, è ancora tutto da dimostrare.
E che dire dell’ultima frase? Quel “mi dispiace devo andare” a cui manca solo una simpatica emoticon con le lacrime agli occhi.
Sai che ti dico, caro Pooh, vai tranquillamente, anzi, sono io la prima a mandartici: affanculo te e tutti i parenti tuoi, compreso quel minchia di DJ Francesco <—– senza offesa.

PS per il correttore: ciulare, voglio scrivere ciulare, non ciurlare.
PS2 questo post è dedicato alla mia socia che mi ha liberamente ispirata

È natale non soffrire più (tipo più)

cuori spezzati a nataleStavo andando a fare la spesa per preparare i profiteroles con un paio di corna di renna ben piantate sulla testa, quando ho iniziato a pensare al fatto che essere mollati a Natale potesse venir annoverato tra i punti più bassi nella scala dell’infelicità, fatto salvo perdere l’amato animale domestico o un familiare (e in quest’ultimo caso dovrebbe trattarsi di parentela molto stretta).
Perché diciamocelo, la sola idea di unire il dolore dell’abbandono a quella sensazione di cappotto bagnato tipica delle feste, fa diventare la vita di Heidi con la signorina Rottermaier una passeggiata in primavera, “Le parole che non ti ho detto” un film con un finale sostenibile e Incompreso… no, niente Incompreso resta sempre il libro più triste dell’universo isole comprese.

Detto ciò, ne deduco che non sarà stato un caso che al supermarket la mia attenzione venisse attirata da “Baby come home”, degli U2, buttata lì tra un annuncio di cotechini in saldo e gli orari di apertura del giorno dopo.
Comunque, persino io, che l’inglese lo capisco quasi come se fosse swahili (e lo swahili non lo capisco), all’improvviso realizzo che Bono sta invocando, con urla strazianti, il ritorno della sua amata.

Mentre sono in coda alla cassa l’altoparlante annuncia che i panettoni sono in offerta tre per due, e io rifletto che anche Mariah canta: “All I want for Christmas is you”. E a chi la vogliamo raccontare? Si sa che quando preferisci un/una “you” a qualsiasi altra cosa sotto a questo cielo, di solito lui/lei ti hanno appena mollata.
E vogliamo parlare di “Last Christmas” degli Wham, o di “Blue Christmas” di Elvis Presley, o del caro Baglioni con “Notte di Natale”?

Sono ormai fuori dal supermarket quando mi convinco che lasciarsi a Natale sia una figata, sempre se che il tuo sogno sia scriverci una canzone ed entrare così nella classifica dei dischi più venduti al mondo, cosa a cui non ho mai tenuto molto, ma tu come potevi saperlo? Dopotutto non ne abbiamo mai parlato.

È buio e le lucine a intermittenza che brillano sopra di me mi sembrano stelle del jazz, così, senza un motivo apparente cambio idea; saranno state le corna, o lo spirito del vov che sto bevendo da ieri (come se non ci fosse un domani), ma inizia formarsi dentro di me l’idea che il successo delle canzoni d’amore natalizie sia da ricercare non tanto nell’attrattiva che da sempre suscita in noi la permanenza disequilibrata sull’orlo del precipizio, quanto nella speranza che il miracolo questa volta accada, e che “you” torni per davvero a casa, magari per sempre o anche solo fino alla fine del mondo,

Sì vabbè ho capito, forse è meglio che la smetta di bere…

PS tanti auguri a tutti, in modo particolare a quelli che son stati lasciati in zona natale…

l’amore al tempo di whatsapp

piccione viaggiatoreDa sempre gli innamorati in fase di rodaggio necessitano di un intermediario affidabile che possa essere portatore sano dei loro solleciti pensieri.
Nel passato questa figura veniva ricoperta da un impavido messaggero, che pur non badando a spese quando si trattava di recapitare un’affettuosa missiva, spesso veniva intercettato da banditi e/o guerre e/o pestilenze, capaci di distoglierlo in via definitiva dal compito che gli era stato assegnato, con buona pace degli amanti lontani, che non potevano fare affidamento su alcuna certezza.
E se il corriere umano non era in grado di garantire il raggiungimento del proposito, le altre soluzioni erano pure peggio. Segnali di fumo dispersi a causa di un colpo di vento, piccioni viaggiatori dispersi a causa di un colpo di fucile, poste italiane disperse e basta, nessuna quiete, insomma, per i cuori palpitanti bisognosi di feedback.

Tutto questo fino all’estate del duemilaquattordici, quando rumors non ancora smentiti (ma nemmeno confermati), hanno annunciato l’arrivo il terzo flag di WhatsApp. Ovvero il segnale che l’essere umano desidera ancor più delle patatine fritte ipo-caloriche: la conferma dell’avvenuta visualizzazione da parte del destinatario del messaggio inviato.
Tanto per capirci, con il terzo flag, Giulietta e Romeo avrebbero molto probabilmente divorziato, però non sarebbero puff, perché lei avrebbe avuto la certezza che lui sapesse che non era morta, ma solo ronf.

Ovvio, non v’è rosa senza spine, e se prima potevo immaginare che:
– Non mi risponde perché starà operando a cuore aperto
– Non faceva la fruttivendola?
– Sì, ma ha visto tutte le puntate di Grey’s Anatomy
Adesso si rende necessaria l’immediata formulazione di un algoritmo in grado di interpretare l’importanza del numero di respiri, un po’ affannosi, lo ammetto, che si intrometteranno tra il ricevimento del mio amorevole messaggio e la formulazione della tua (sta scrivendo…) amorevole (?) risposta.

Credo di sentire improvvisamente la mancanza di quell’incertezza in cui era così piacevole costruire la mia storia d’amore vagheggiata, che, a conti fatti, si rivelava quasi sempre meglio di quella vera…

PS …quasi sempre.