Un diamante è per sempre, ma pure cinquanta metri di carta da forno non scherzano.
I miei se ne stanno lì sul mobile della cucina a guardarmi con un espressione sprezzante che sottintende un inconfutabile giudizio: siamo durati più della tua relazione.
La caducità dell’amore si evidenzia con inaspettata precisione se la esamini in rapporto alle piccole cose del quotidiano.
Il pacchetto era solo all’inizio, un regalo – ero sempre io a preparare le torte -, non credo di essere arrivata a strappare il decimo metro.
Non che si sia trattato di una sorpresa, se escludiamo dai conteggi l’inizio tentennante e la fragorosa fine, cosa rimane?
Il tempo di mezzo litro di latte a lunga conservazione.
La durata di una relazione, quella vera, quella in cui ci ameremo per sempre, è sempre più breve di quanto scegliamo di immaginare.
Ma non ci si fa caso e si tira avanti, non si dice forse: meglio stare male in due piuttosto che bene da soli?
E no che non si dice!
È una di quelle asserzioni che le persone (fidanzate o sposate) negherebbero persino davanti al plotone di esecuzione:
– vostro onore, io la amo da morireeeeeeee
E allora bang, muori!
È il pilastro su cui si regge la parte di mondo che crede nella monogamia, uno stile di vita di cui nessuno riesce a dimostrare la praticabilità – Houston, we have a problem – ma tant’è si porta avanti.
O meglio, si trascina, come una valigia troppo pensante in un agosto afoso: abbandoneresti mai i tuoi vestiti in mezzo a una strada?
No! Anche se non li puoi più vedere (né tantomeno indossare), li tieni comunque nell’armadio in attesa che qualcosa possa accadere.
Dopotutto la speranza non è forse un uccello piumato che si posa sull’anima?
Dipende cara Emily, se potessi sedere al tuo tavolo solitario, ti chiederei di essere più precisa nella definizione, e di specificare, per noi poveri illusi, che non tutte le speranze sono positive, ché a volte ci si perde in fantasticherie che non hanno la minima possibilità di essere realizzate, e allora più che un uccello piumato, la speranza diventa un elefante rivestito da squame di cemento che si posa sull’anima provocandole lesioni muscolari di terzo grado.
Comunque meglio non fare i conti mai, tenetevi i vostri diamanti e non ci pensate.
A me restano la carta da forno e mezzo litro di latte a lunga conservazione, che se ci aggiungo duecento grammi di farina, burro, zucchero, lievito e yogurt, mi ci esce pure una splendida torta.
Un dolce molto utile adesso, dal momento in cui ho provato a contare i miei sorrisi, ma non si aprivano se non pensavo a te.