minchia se è dura spinger sassi su per la montagna

ovvero: la speranza è l’ultima a morire

sisyphus bildreihe Iniziamo da qui: il mio sogno sarebbe mandarti affanculo senza pentirmene dieci minuti dopo:
– oddio, adesso non vorrà più stare con me
– guarda che non stava con te
– non ancora, ma ci stavo lavorando.

Sai quelle storie dove:
a) non ciuli
b) non sei nemmeno sicura che l’altro/a ti consideri qualcosa di più di un’amica
c) sei proprio sicura che non ti consideri nulla più di un’amica, ma che cosa ci perdo a provarci?

Cazzo, ci perdi tantissimo, giornate intere trascorse a pensare ai millenovecentotrentasette modi per renderla/o felice senza che si renda conto che lo fai per qualcosa di più che la sola amicizia. Ma contemporaneamente sperando che si renda conto che lo fai per qualcosa di più che la sola amicizia.

La vita può essere complicata a volte, soprattutto se:
a) cerchi di raggiungere qualcosa che nessun essere umano ha mai raggiunto prima di te
e soprattutto:
b) non ci sono prove che questo qualcosa esista.

– ma mi ha mandato una foto del cielo
– e allora?! Ti ha per caso baciata? Di trombare già lo so, non se ne parla è volgare
– no, ma, forse, sai come vanno queste cose, eppoi il nostro è un amore che viaggia su altri canali, un amore spirituale fatto di condivisione dell’anima, di pensieri, mi capisci?
– no.

Capisco solo che sei una grandissima testa di cazzo che si ostina a cercare l’amore dove l’amore non c’è e che per questo continui a soffrire, e fin qui, amen, è che rompi i coglioni a tutti quelli che ti stanno intorno e ti amano per davvero.
– quindi? Dammi un consiglio ti prego e io ti giuro che lo seguirò
– mandala/o affanculo!
– ma come faccio? E se poi non volesse più stare con me?

Con certa gente non ci son proprio speranze.

PS questo post non è autobiografico, (e se lo leggesse e poi non volesse più stare con me?)

tu devi partire con Victor

casablancaMetti una sera a cena, ma in realtà non mangerete, perché tu, cioè io, siete stati convocati per essere lasciati: tu devi partire con Victor.
E farà come se si trattasse di una scelta condivisa, usando il plurale.
– Noi, la guerra, i nazisti
– Noi, non sarebbe mai andata bene, ammettiamolo
– Noi, insomma, come dire, tu mi capisci, vero?

Non ci crederete, ma siccome il finale è ormai noto, il mio sogno sarebbe (per una volta almeno) quello di togliermi la soddisfazione di salire su quell’aereo con un dialogo dignitoso tipo:
– so che non amerò mai più nessuna/o come adesso amo te (pausa) alzarmi da questa sedia è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare (pausa e sguardo carico di infiniti significati) quindi addio (e qui dovrebbe partire Morricone suonato da Yo Yo Ma).

E vorrei avere già il cappotto alla parola addio, ma:
1. io non ho il cappotto
2. se dovesse accadere d’estate?

Il fatto è che, per quanto mi sia studiata questo dialogo, al dunque mi manca sempre qualcosa.
Se solo si potesse fermare il tuo tempo, amore.
Avrei bisogno giusto di qualche minuto, ora, mese (non di più, giuro) per riflettere.

Ding Dong
Si ricorda alla mollata che non sarebbe dignitoso:
1. insultare
2. fare un elenco dei motivi per cui si pentirà della sua scelta
3. pateticamente restare in equilibrio precario su quella sedia con lei/lui.
Ma, cazzo, allora ditelo subito che è vietato tutto.

E come se non bastasse, mentre cerco di formulare una frase compiuta che abbia almeno un alone di compostezza, il mio cervello è improvvisamente massacrato dal seguente ossessivo pensiero:
cosa stavi facendo la prima volta che hai immaginato di lasciarmi? Ti stavi vestendo? Eri al lavoro? Oppure mangiavi un pezzo di torta di mele, cucinata da me, guardandomi negli occhi.
– che buonaaaa
e nell’attimo in cui il dolce attivava lo specifico recettore di membrana, in quel preciso istante, per una causa sconosciuta persino a te, anche se oggi ripensandoci troveresti un’ottima motivazione (era ossessiva, noiosa diremo, con quel suo continuo (stra)parlare delle conseguenze del nostro amore, tu mi capisci, vero…) hai iniziato concretamente a considerare la possibilità di farla finita.

– allora sai che c’é? Riprenditi tutto, anche i ricordi, che poi che me ne faccio dei tuoi ricordi, riprenditi le poesie, le frasi, i punti e le virgole, riprenditi tutte le virgole, ed esci subito da questa stanza.

No, cazzo, sono io che devo uscire. E non ho nemmeno un cappotto a proteggermi da tutto questo freddo, (ma non era estate fino a tre minuti fa?).
Vaffanculo!

Temo che i dialoghi dignitosi non saranno mai il mio cavallo di battaglia.

le pagine della nostra vita

il libro della nostra vita– Incontrare te è stata la cosa più bella che potesse capitarmi…
Se mi avessero dato cento lire per ogni volta che ho pronunciato questa frase non sarei diventata ricca, ma avrei almeno avuto i soldi per comperarmi gli stupefacenti nel periodo tra il tuo abbandono e il mio nuovo incontro.
Che poi viste le cose che avevamo in comune la frase giusta sarebbe dovuta essere:
– Tu sei come un documentario, molto interessante, ma credo che tra poco andrò a dormire.
(Il fatto che sia sempre stato il documentario a spegnere me e non viceversa, lo considero un dettaglio non degno di nota).

Ho più volte pensato che ognuno di noi dovrebbe scrivere un libro della propria vita da consegnare il giorno del FATIDICO INCONTRO (magari in formato pdf comodamente riposto su chiavetta usb).
Son certa che qualcosa devi avermi pur sussurrato, ma verba volant, mentre se avessi letto notizie tipo: giuro che sto per lasciare definitivamente la mia compagna di una vita, penso che Rocky non sia un meraviglioso film d’amore, dovrai sempre toglierti le scarpe prima di entrare in casa, forse non sarei stata così stupida da pronunciare parole come “incontrare te (bla bla bla)”.
Invece i primi appuntamenti sono troppo spesso un tentativo estremo di far combaciare i miei estremi ammaccati con i tuoi.
Solo che gli estremi per definizione sono lontani e difficili da circoscrivere, soprattutto quando sono molto ammaccati, e così si sbaglia, si dicono cose che si pensa di pensare, ma che in realtà da qui a sei mesi saranno irrimediabilmente confutate dai fatti:
– Credo di amarti.
– Io invece credo di voler tornare con la mia ex.

Per fortuna, a soddisfare il mio desiderio di leggerti, adesso ci sono i social network, ovvio non sostituiranno mai il manuale di istruzioni in milleseicentotredici pagine con sommario in ordine alfabetico e/o per anno (disponibile anche su kindke a 0,99 cent), però possono essere utili per una prima scrematura.
Gusti musicali su spotify, forma dei tuoi piedi su instagram, e tutto il resto su Facebook.

PS1 Per cui ti avviso, se pensi di provarci con me, sarà meglio che cancelli immediatamente tutte le citazioni di Coelho.
PS2 se invece ci fosse una fidanzata che stai per lasciare… chi sono io per guardare il pelo nell’uovo?

il maglioncino rosa ovvero la strategia del riciclo

amore e marketingArriva la primavera e ad una ragazza (tipo ragazza) viene subito voglia di vestiti nuovi, che però in questa stagione son troppo cari da comprare.
Quindi che fare per darsi una sferzata di vita?
Semplice, si inizia a frugare, con la foga di un cane da tartufi delle langhe, nel cassetto più nascosto dell’armadio: quello delle cose dimenticate.
E dopo solo tre minuti ecco che:
– oooh, una maglietta rosa un po’ corta, stretta in vita, con il collo sbarazzino e una simpatica immagine di colibrì all’altezza delle tette!!!!

E sarà bello il giorno dopo uscire di casa sfoggiando quell’indumento comprato nel giugno duemilasei all’outlet di Serravalle, che non ricordavate più di possedere e che (chissà perché) avevate messo una sola volta!
Ma dopo esservi specchiate in tutti i vetri che avrete appositamente intercettato lungo la via e in tutti gli occhi che avrete volontariamente fissato durante il cammino, un dubbio inizierà ad insinuarsi strisciante tra le pieghe del colibrì (che non ci dovrebbero essere, sarà un difetto?) e il collo sbarazzino (io li ho sempre odiati i colli sbarazzini). Improvvisamente BOOOOM la cruda realtà vi si parerà davanti in tutto il suo splendore (dove splendore si fa per molto dire): il maglioncino fa schifo!

Un discorso lungo per arrivare a dire che quando dopo essere state/i lasciati dal compagno/gna degli ultimi sei meravigliosi (si fa sempre per dire) anni, doveste incontrare per caso quel vecchio amico/a con cui non era mai scattato niente (chissà perché?) o era finito tutto (chissà perché!), ma adesso forse, magari, perché no, potrebbe essere cambiato/a, ricordatevi il maglioncino rosa comprato all’outlet e pensateci un po’ prima di sfoggiarlo con orgoglio.
Ma se proprio non doveste resistere, abbiate l’accortezza di evitare gli sguardi dei vostri amici, soprattutto se non siete nella condizione di accettare i loro riflessi di verità, che improvvisamente BOOOOM vi faranno apparire davanti agli occhi la cruda realtà: il cassetto in cui l’avevate rinchiuso non era quello delle cose dimenticate, ma quello delle cose da dimenticare…

PS auguri a tutti i nuovi amori che non arriveranno a tagliare la colomba

tutto in piazza, ovvero la strategia della condivisione

shakespeareQuando l’ho conosciuta, @loveclick77 si era appena messa con un ragazzo, non dopo aver molto penato per uscire da una precedente storia.

Nei mesi li ho visti a casa di lei, a casa di lui, a cena con gli amici, con il cane, senza il cane, appiccicati nel letto, mentre si baciavano, mentre mischiavano gli sguardi. Ero lì quando lui le ha regalato l’anello di fidanzamento, e anche quando lei lo ha sfoggiato per la prima volta con le amiche. C’ero al grande incontro con i suoceri, alle uscite con il nipotino, alle sagre di paese, in cucina, in montagna, al Mugello, al mare, a natale, a pasqua, ops, no, la colomba non l’hanno mai tagliata. Perché non ti viene fuori che lui è un eterno bambino, che non sa assumersi le responsabilità e che ha delle serie difficoltà ad impegnarsi [ma l’anello allora???], e così me l’ha mollata, tra l’altro senza nemmeno una piccola annunciazione. All’improvviso, invece delle loro facce felici, leggo frasi random di Baricco, Negramaro, Dalla, Mary Alice, Vinicius de Moraes, Disney, Pavese, Peanuts, Anonimo…, tutte traboccanti d’amore e/o odio, a seconda della giornata, rigorosamente intervallate da immagini di lei allegra, lei con gli amici, lei con il nuovo tatuaggio, lei con il cane, lei senza il cane, lei improvvisamente triste, lei distrutta, lei ottimista, lei a pezzi, lei “ce la posso fare”…

Adesso penserete che @loveclick77 sia la mia più cara amica, e invece non la conosco nemmeno, molto semplicemente la followo su instagram!
Lo so, lo so: ma come fa la gente a mettere in piazza i propri sentimenti?!
Però ultimamente ho cambiato idea, non è forse vero che tutti quelli che nei secoli hanno avuto una platea che li ascoltasse hanno sempre raccontato di fatti personali?
Pittori, poeti, scrittori, attori, musicisti, scultori, non hanno forse attinto a piene mani dalle loro felicità [e soprattutto dalle loro amorose disgrazie] tramandandoci in questo modo opere indimenticabili?

Insomma, non è che gli esseri umani siano particolarmente cambiati dai tempi di Antonio e Cleopatra, è che adesso ognuno di noi ha l’opportunità di divulgare il privato pur senza essere Shakespeare.
Così il web straripa di fotografie e citazioni, che, guarda caso, molto  spesso arrivano proprio da quelle opere indimenticabili, o comunque facilmente googolabili, dei poeti di cui sopra. Contribuendo così a perpetrare all’infinito la strategia della condivisione del dolore, nella speranza forse di esorcizzarlo, oppure di nutrirlo, perché a ben pensarci, il ricordo straziante dei tuoi occhi confusi nei miei, al ritmo costante dei nostri respiri, che tante volte ho provato a far coincidere, sono tutto quello che ancora mi resta di te, amore.

P.S.: questo post è ovviamente dedicato a @loveclick77, nella speranza che presto trovi un nuovo grande amore con cui perpetrare il rompimento di maroni a me!

che la fine abbia inizio

Vi è mai capitato di scoprire che tutto ciò che davate per scontato, all’improvviso non lo era più?!
Pensare, ad esempio, che la vostra storia d’amore navigasse in acqua un po’ noiose, ma tranquille, e che niente e nessuno avrebbe potuto mettere in discussione il placido galleggiare del transatlantico “Vita di Coppia”.
Beh, le tempeste, per quanto prevedibili, restano tempeste, e iniziano tutte con un vento leggero e innocue nuvole all’orizzonte, hai visto amore? Che dici, ritiro la stesa?
Poi il vento si trasforma in uragano e le nuvole in acquazzone, e voi lì, con la stesa ancora in mano, a non capire da che parte sia meglio scappare.
Improvvisamente sordi a tutto e a tutti, tranne che a quel disco rotto che dal fondo del vostro cuore spatasciato vi canta senza pausa che non potrete sopravvivere nemmeno un giorno senza di lei.
E adesso?!
La prima domanda inevitabile sarà: perché?!
Magari per un’altra/o? Spesso capita (non a vooooi naturalmente). Oppure ha appena scoperto (novello/a Einstein) un’incompatibilità di fondo su cui voi sareste passati oltre grazie alla “Forza dell’Amore” altrimenti chiamata “Chiudere un Occhio”, ma lui/lei, no (cazzo)!
Per una volta nella vita, forse l’unica (ma proprio con me dovevi iniziare!), sente che lasciarsi è l’unica cosa giusta da fare. E soffre per sé, e soffre per voi (ma allora perché lasciarmi? Porcavaccaschifosa). Ma nulla gli farà cambiare idea, né i pianti senza fine, né le minacce di suicidio. Anzi, quelle le eviterei proprio, tanto non ci crede mai nessuno.
Così, se siete tipo me, nei primi drammatici giorni quando ancora esso/a divide il tetto/letto con voi, vi rigirerete (durante le notti insonni) come un pollo arrosto sullo spiedo, pensando e ripensando a come metterete in pratica una serie di stratagemmi leciti e anche non. Azzardo qualche idea:

Mezzi Leciti:
a) pratiche sessuali mai pensate prima,
b) un radicale cambio di personalità tipico degli schizzofrenici ma chi se ne frega,
c) l’uso di stupefacenti che vi rendano affascinanti,
d) finti messaggi nel cuore della notte da parte di ipotetici spasimanti,
e) finte telefonate nel cuore della notte da parte di ipotetici spasimanti,
f) finti mazzi di fiori da parte di ipotetici spasimanti.

Mezzi Meno Leciti:
a) prendere un amico carabiniere o poliziotto, un giudice consenziente, qualche comparsa (non guasta mai), e mettete in piedi un finto reato. Lui o lei unico indiziato. Finto processo, accusa, arresti domiciliari. E se non vi ama più, fanculo, almeno non vi ama in casa vostra dove potete controllarlo/a.
b) non potendo negare le difficoltà di mettere in pratica il punto a (e anche se avevo pregato di non farlo, ma siete o non siete alla frutta???) minacciate sto cacchio di suicidio. Siate magari precisi nei dettagli, non so, luogo, modalità, assumente un’aria vagamente incomprensibile, fingetevi allegri mentre piangete, parlate improvvisamente bene di tutti i suoi amici che avete sempre odiato, smettete di mangiare il kiwi a colazione. Comprate corde, coltelli, pastiglie, veleno per topi, pistole giocattolo che sembrino vere…

Ma se i fatti della vita insieme avessero condotto il vostro partner ad una posizione tale da non riuscire più a sostenere il peso della vostra presenza, che in questo momento appare ai suoi occhi offuscati, sempre più come definitiva assenza, di un qualcosa che forse non sa ben definire, ma che desidera come mai altro ha desiderato prima, beh, allora siete ufficialmente entrati nell’inizio della fine, adesso non vi resta che abbandonare la nave, e provare a salvare almeno dieci grammi di dignità (e se mi date retta, anche un paio di mutande pulite).
Vi saluto tutti, amici e non, è ora che io esca di scena. Aspetterò sulla banchina umida di lacrime, le mie, il momento in cui sparirai per sempre dal mio campo visivo. Perché io che ti ho amata così tanto da ridipingere il cielo la notte di luce solo per un tuo sorriso storto, ho riflettuto, e se è lasciarti andare il tuo ultimo desiderio per noi, chi sono io, amore, per non accontentarti?

Ma non penserete veramente che noi si sia tipi da arrendersi così facilmente. E poco importa se secoli di evoluzione ci hanno dimostrato l’inutilità di urlare alla luna, noi cercheremo in ogni modo di trascinare in un porto sicuro il transatlantico agonizzante, o come dice molto meglio di me Fossati: […anche se il viaggio è finito sento ancora tempesta annunciare e le donne esultare le campane suonare e altre inutili parole d’amore…]
Perché credetemi, io lo so, non v’è nulla di inutile quanto le parole d’amore gridate all’orecchio di chi non ci ascolta più da molto tempo ormai.


ricordare di dimenticarsi per dimenticare di ricordarsi, ovvero la strategia del pensiero nel cassetto

dimenticarsi charlie brownDiciamo che siete stati lasciati [non capiterà solo a me], e che non siete felici [non capiterà solo a me].  Diciamo che dopo la prima settimana di inspiegabile euforia [dovuta in gran parte alle goccine], ora siete precipitati nella orrenda fase b) altrimenti detta “deldoloreeterno”.
Questa fase [come si può facilmente intuire dal nome] è decisamente luuungaaaaaaaa, sia per voi, che per i vostri amici, i quali, dopo qualche giorno di ripetitive, inutili, pleonastiche lagne, staranno già iniziando a pensare che forse chi vi ha lasciato non avesse poi tutti i torti.
Quindi, per non perdere anche le persone più care, quelle che vi elargiranno in egual misura consigli e goccine di lexotan, condividerò con voi un piccolo consiglio: ricordatevi di dimenticare.

Io lo so che state male e che l’unico contatto con l’amato bene [ora ex] è rimasto il ricordo improvvisamente luminosissimo di lei/lui all’epoca del vostro sfavillante amore.
Però tornare in continuazione nel giardino della memoria per disotterrare con un escavatore professionale le immagini di quando eravate felici ed innamorati, non è proprio una delle sette migliori idee del mondo.
Intanto sono aaaaaanni che gli scienziati di Houston hanno portato alla luce la vera verità sui ricordi, ovvero la tendenza generalizzata dell’essere umano ad ingentilire quanto di brutto sia stato vissuto, sostituendo le giornate piovigginose e fredde con gigantografie di cieli azzurri estivi a centomila colori sapientemente elaborati in photoshop.  Inoltre, anche se la vostra vita fino al giorno prima di essere stati lasciati fosse stata un arcobaleno senza temporale, un 45 giri senza il lato b, una ciambella rigorosamente con il buco, beh, fatevene una ragione, adesso non è più così, quindi è inutile accanirsi.

Certo lo so, è più facile a dirsi che a farsi, tanto è vero che io non ci riesco mai. Ma chi ha detto che dovete imitare me?
Così, ogni volta che il ricordo andrà a battere dove il cuore duole [1440 secondi al giorno circa], voi prendete quel bastardo e gettatelo nel terzo cassetto partendo dall’alto, dell’armadio della nonna bis che sta in cantina.
Ripetete il gesto quando necessario, ma soprattutto in due occasioni: la sera, prima di addormentarvi, mentre l’ultimo pensiero del giorno cercherà di introdursi nel vostra anima, spacciandosi per premuroso canto d’amore, al solo scopo di ridurre il meritato sonno, ad un conteggio abbastanza preciso di tutte le pecore ad oggi viventi in nuova zelanda e paesi limitrofi.
E la mattina, appena svegli, quando il ricordo si fa complice del dormiveglia, riuscendo subdolamente ad insinuarsi tra il piumone nuovo dell’Ikea e il vostro cuore frantumato, fingendosi, per un mai finito attimo, meravigliosa sfavillante realtà, prima di tornare un’altra volta ad essere ciò che realmente è, dolorosa memoria di un passato che non esiste più.

Ma se sarete bravi, il “ricordarsi di dimenticare” lentamente si trasformerà in un “dimenticare di ricordarsi”, che in pratica decreterà la reale fine del vostro rapporto. E magari, perché no? L’inizio di uno nuovo, migliore, più forte e più veloce [citazione dall’uomo da sei milioni di dollari, perché lo sapete chi è  Steve Austin, vero?!?].

Se, invece, malauguratamente, doveste essere come me, allora fanculo il terzo cassetto dell’armadio della nonna bis che sta in cantina, di certo non lascerete andare via tanto facilmente la memoria di quelle splendide giornate estive.
Anzi, come il più scrupoloso dei giardinieri, coltiverete con infinita pazienza il ricordo degli arcobaleni senza temporale [anche se persino la pioggia con te era bella], delle ciambelle rigorosamente con il buco, dei cieli azzurri e delle tue mani e dei tuoi piedi e dei tuoi occhi, che infinitamente amo, perché si adattano così perfettamente ai miei, e ti giuro, amore, maaaai mi era capitato prima.

mi piaci esattamente come sei, ovvero la strategia del cambiamento possibile


Incontri una persona e pensi di aver compreso. L’enigma, più volte risolto in sogno, è finalmente svelato. L’infinito con lei ti apparirà come il minore degli obiettivi, e senza troppe domande ti ritroverai a costruire la vostra storia.  Aprirai un nuovo piano tariffario you and me, deciderai per un unico abbonamento sky e non sai nemmeno come, ma prestissimo ti troverai a sussurrare di convivenza e adozione di un cane taglia media pelo raso.
La costruzione di un amore spezza le vene delle mani mescola il sangue col sudore se te ne rimane, scrive Fossati, e sì, la costruzione di un amore è un lavoro arduo, impegnativo, soprattutto se uno degli obiettivi primari è quello di far cambiare il partner.
Perché se è vero (com’è vero) che ci piacciono sempre le persone sbagliate, è altrettanto vero che dal primo istante in cui individuiamo la nostra metà (sbagliata), iniziamo immediatamente un’opera sottotraccia per cercare di modificarla. E nota bene, dedicheremo a questa impresa ore e ore di lavoro al solo scopo di trasformare l’ignaro partner in quell’entità perfetta, solo vagamente immaginata,  con cui mai avremmo iniziato una storia (ci piacciono le persone sbagliaaateee).
Però ormai abbiamo riempito lo zaino, che il viaggio abbia inizio, niente ci fermerà. E pur di cambiare l’altro siamo disposti a tutto, persino a cambiare noi stessi, assecondandolo in qualsiasi delirante iniziativa, sperando che prima o poi capisca. Capisca cosa? Questo non si sa. L’unica certezza è che nemmeno noi cambieremo più l’intento.
Ma il nostro meglio a volte non basta, e se le cose non funzionano è difficile aggiustarle, la forza, il coraggio, sarebbe meglio investirli in titoli di stato di un paese in via di sviluppo, invece che accanirci sul cadavere del nostro amore.

Come dice la Mannoia, per non morire alla fine si cambia, quindi giusto un attimo prima di morire, forse cambieremo. E salutando educatamente il nostro amato, lo guarderemo dritto negli occhi, per cercare un’ultima volta l’ombra di quella persona meravigliosa che siamo sicure esista e al cui altare abbiamo sacrificato ogni nostra convinzione, quindi ce ne andremo, pensando e ripensando, almeno un milione di volte ancora, a che storia fantastica sarebbe potuta essere, se solo quell’ombra fosse divenuta realtà…
Non cambieremo mai!


odio l’amore, ovvero la strategia del masochista

L’amore è uno strano sentimento, la letteratura romantica ce lo disegna come un motore ecologico capace di renderci felici e spronarci ad essere migliori come niente altro al mondo (a parte alcune droghe) riuscirebbe a fare.
Ma quando il motore si ingolfa e ci abbandona, magari di domenica, sopra un marciapiede disconnesso, sotto litri di pioggia battente, in balia di un vento pesante e muniti solo di scarpe leggere, beh, a questo punto, lo stesso amore che ci aveva trasformati in sorridenti smiley ambulanti ci autorizza a farci le peggiori cose.

Ti rigo la macchina, insulto tutta la tua famiglia fino alla quarta generazione, ti telefono all’una di notte minacciando la mia morte e poi ti messaggio immediatamente dopo per rettificare e minacciare la tua di morte. Insomma, non c’è fine al peggio, e tutto nel nome dell’amore.
Strano sentimento quindi, che può cambiare il mondo, ma in entrambi i sensi di marcia, perché essere lasciati non piace mai a nessuno, soprattutto se non era nell’elenco della spesa di quella settimana.

Mentre io me ne starei secoli seduta su una sedia di paglia di vienna con lo schienale rotto, ad ascoltare i timidi segnali di risveglio del tuo cuore, tu, lo stesso tu per cui io ho inventato parole d’amore che non sapevo di avere, tu, decidi di andartene, perché come dice montale […codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo], e tutto ciò che sicuramente non vuoi, partner tanto amato, sono proprio io.

Ma dopo un po’ di esperienze diversamente positive, ho iniziato a domandarmi, tutto questo male, è frutto della famosa sfiga che ci vede benissimo, o è invece il prodotto di un’accurata ricerca di mercato?
Forse il masochismo non è da relegare alle tutine in lattex e al gatto a nove code.
Forse il vero masochista è colui che sfrutta il sadico partner al solo scopo di inscenare l’eterno rifiuto.

PS cont…

la morte ti fa bella, ovvero la strategia definitiva

Vorrei farvi notare come in tutte le storie d’amore che contino veramente, quelle che ci hanno tramandato nei secoli dei secoli,  lui e lei non vissero mai insieme. E ci sarà un perché!
Romeo e Giulietta, per esempio, un grande amore durato una settimana. Non fossero morti pensate forse che sarebbe continuata? Noooo. Perché lei avrebbe sicuramente cercato nuove emozioni, magari in qualche isola greca [puttana], e lui avrebbe sicuramente trovato nuove emozioni, magari con la fidanzata di Mercuzio [il più classico dei classici]. Antonio e Cleopatra? Lei si ammazza. Tristano e Isotta? Lui si lascia morire. Il dottor Zivago, naaaa, non vivranno mai assieme. Via col vento, non si sa con certezza, ma nessuno punterebbe mai un cent su Rhett e Scarlett coppia fissa. Titanic? Ci resta lui, mentre in Love story ci resta lei.
Quindi, a parte qualche separazione consensuale operata sempre e solo per il bene dell’altro [ovvio], la più gettonata delle uscite di scena resta la morte, meglio ancora se per salvare lei o lui.
Perché probabilmente nemmeno il più coraggioso dei romanzieri avrebbe avuto l’ardire di immaginare i nostri nel quotidiano vivere. Perché sicuramente nemmeno il più distratto tra i lettori, dopo le mille peripezie amorose dei protagonisti, riuscirebbe a figurarseli in casa, la sera, davanti ad un piatto di minestrone caldo, intenti a discutere su chi domani porterà la bambina dal dentista, situazione ad altissima probabilità di realizzazione, quando magari un po’ di parenti erano, tipo, morti fra la pagina centosettanta e la duecentonovantarè, come vuole la più classica delle trame di un romanzo d’amore.
E allora siccome da sempre la morte ti fa bella [o bello], direi che questa ancora oggi resta la migliore delle strategie per trascinare il Vostro amore oltre le soglie dell’infinito.
Per un potenziale suicida però, da scartare per tutti gli altri che un futuro su questa terra, per quanto povera di valori e cultura e leader di lingua italiana in cui riconoscersi, riescono ancora a desiderarlo.

[cont.]