l’amore è un seme infestante

margheriteL’amore è un seme infestante portato dal vento, che una volta entrato non fermerà il suo viaggio.
E il silenzio ti illuderà di giorno, mentre la notte lo sentirai nutrirsi di pensieri che non ricordavi di pensare.

Ma la sua pianta è delicata.
Così le sacrificherai ogni segreto nascosto tra le dita arrugginite, scoprendo che il tuo tutto non sempre sarà abbastanza, che a volte sarebbe meglio niente, ma quanta pratica per condividere il niente.

I terreni solidi si possono rivelare inadatti, mentre le cattive abitudini creano euforia, ma è solo questione di attimi, troppo brevi per te che già la vorresti albero con radici profonde e foglie che possano riposare sulle nuvole.
Solo che l’infinito ha tempi diversi, prova tu a raccontare l’inverno a una margherita.

Così tornerai seme e io cercherò un’altra volta di estirparti, ma la tua natura infestante avrà vita facile sulla mia attitudine al ricordare.
– vinci sempre tu, piangeremo all’unisono senza saperlo.
– non vince mai nessuno, piangerà il seme ridendo di noi.

E intanto si fa sera e io non ho ancora messo tavola per i tuoi pensieri.

unfollow

instagram loveTi tipo innamori e poi chiedi l’amicizia su facebook (osservazione palindroma), quindi su instagram, su twitter (pinterest, vine, G+, linkedin…).
Cambi lo stato di whatsapp (io felice).
Cuoricini, like, share e comments.
La tua esistenza si trasforma immediatamente in un tripudio di coloratissime emoticon.

Poi un giorno scopri che va a letto con un’altra (si erano intelligentemente geotaggati nello stesso albergo nello stesso istante), e le sue spiegazioni non ti convincono:
– Te lo giuro su mia madre morisse adesso
– Tua madre è morta sei anni fa
Così puff, la fai finita.

Cambi lo stato di whatsapp (vaffanculo), tutte le tue bio ora sono aforismi di Coelho che inneggiano al bien-être, ma ancora non te la senti di defollowarla/o.
Lasciarsi è stato tutto sommato facile, la parte difficile è cancellarla/o da facebook, da instagram, da twitter  (pinterest, vine, G+, linkedin…).
Così ti tocca prendere dieci gocce di Bromazepan ogni volta che apri un social, nel timore di incappare in un suo:
a) selfie felice in vacanza con una montagna di persone attorno, che tu naturalmente non conosci. Chi saranno, perché è felice, le/gli mancherò?;
b) selfie triste in vacanza con una montagna di persone attorno, che tu naturalmente non conosci. Chi saranno, perché è triste, le/gli mancherò?.
Nonostante questo non ti convinci comunque a defolloware, perché tu sei superiore, tu sei superiore, tu sei superiore.

Una mattina sfogliando instragam all’improvviso incappi nei suoi denti, un fottuto sorriso a trecentosessantasettegradi e un bicchiere di spritz nella mano destra, dietro una tipa dall’aria anonima, quasi brutta, anzi, un cesso, ovvero quella che si ciulava e per cui tu puff.
Seduta sulla sedia di cucina, senza muovere un muscolo e con un’espressione certamente idiota sul viso, fissi la foto nella speranza che scompaia, poi tocchi il suo avatar, scorri l’album, riconosci i posti, piangi un pochino. Quindi ti fai coraggio, prendi un bel respiro e sfiori il tastone verde “segui già” che diventa subito bianco “segui +”.

PS  l’amore è la chiave per comprendere tutti i misteri <——- Coelho, vaffanculo!

il maglioncino rosa ovvero la strategia del riciclo

amore e marketingArriva la primavera e ad una ragazza (tipo ragazza) viene subito voglia di vestiti nuovi, che però in questa stagione son troppo cari da comprare.
Quindi che fare per darsi una sferzata di vita?
Semplice, si inizia a frugare, con la foga di un cane da tartufi delle langhe, nel cassetto più nascosto dell’armadio: quello delle cose dimenticate.
E dopo solo tre minuti ecco che:
– oooh, una maglietta rosa un po’ corta, stretta in vita, con il collo sbarazzino e una simpatica immagine di colibrì all’altezza delle tette!!!!

E sarà bello il giorno dopo uscire di casa sfoggiando quell’indumento comprato nel giugno duemilasei all’outlet di Serravalle, che non ricordavate più di possedere e che (chissà perché) avevate messo una sola volta!
Ma dopo esservi specchiate in tutti i vetri che avrete appositamente intercettato lungo la via e in tutti gli occhi che avrete volontariamente fissato durante il cammino, un dubbio inizierà ad insinuarsi strisciante tra le pieghe del colibrì (che non ci dovrebbero essere, sarà un difetto?) e il collo sbarazzino (io li ho sempre odiati i colli sbarazzini). Improvvisamente BOOOOM la cruda realtà vi si parerà davanti in tutto il suo splendore (dove splendore si fa per molto dire): il maglioncino fa schifo!

Un discorso lungo per arrivare a dire che quando dopo essere state/i lasciati dal compagno/gna degli ultimi sei meravigliosi (si fa sempre per dire) anni, doveste incontrare per caso quel vecchio amico/a con cui non era mai scattato niente (chissà perché?) o era finito tutto (chissà perché!), ma adesso forse, magari, perché no, potrebbe essere cambiato/a, ricordatevi il maglioncino rosa comprato all’outlet e pensateci un po’ prima di sfoggiarlo con orgoglio.
Ma se proprio non doveste resistere, abbiate l’accortezza di evitare gli sguardi dei vostri amici, soprattutto se non siete nella condizione di accettare i loro riflessi di verità, che improvvisamente BOOOOM vi faranno apparire davanti agli occhi la cruda realtà: il cassetto in cui l’avevate rinchiuso non era quello delle cose dimenticate, ma quello delle cose da dimenticare…

PS auguri a tutti i nuovi amori che non arriveranno a tagliare la colomba

non sei tu sono io, ovvero piove sempre sul bagnato

charlie-brown-rainA tutti sarà capitato di vivere una storia d’amore dove:
a- la persona era giusta, ma il momento era sbagliato [per l’altro/a];
b- il momento era giusto, ma la persona era sbagliata [per l’altra/o];
c- il momento era sbagliato e la persona pure […].

In ognuno dei tre casi, mentre voi spelavate quintali di margherite cercando di capire se fosse solo un’impressione quel suo certo improvviso apparente? distacco:
– nondovevamoincontrarcidamedueoreetrentasetteminutifa?
lui/lei rimuginavano su come dove e quando togliere le tende da quella cosa che voi chiamavate amore mentre loro pensavano calesse.

Così un giorno, che di solito coincide con il primo grande acquazzone d’autunno, o almeno questo ricordo io, verrete convocati per una conversazione chiarificativa del perché negli ultimi tempi lui/lei non si siano comportati come previsto dalla convenzione di Ginevra.
(Consiglio: non affrontate questa discussione al bar se non volete piangere nel caffè)
– tu sei meravigliosa, non è colpa tua, sono io che in questo momento bla bla bla….

E bon, tra un po’ qualcuno arriverà su Marte, ma ancora non siete riusciti ad inventare niente di nuovo, peccato solo che a voce non si possa riprodurre una simpatica emoticon capace di sottolineare (qualora ve ne fosse bisogno) il concetto. Comunque guardate il lato positivo, voi siete meravigliosi!

Certo, potendo tornare indietro, le margherite, invece di spelarle me le sarei fumate, però che importa, io sono meravigliosa.
Adesso uscirò da questa casa, da questa macchina, da questa tua vita che nemmeno per un nanosecondo avevo immaginato nostra, senza ombrello (non pioveva prima) ma a testa alta, con il sorriso negli occhi e se non proprio negli occhi che sento improvvisamente inutili se non potranno più guardare te, sicuramente nel cuore (cuore? quale cuore?).
Certa come mai prima d’ora di essere dalla parte del giusto, e tutto questo perché? Ah già, perché io sono meravigliosa.

– sai che c’è?: ma vaffanculooooooooooooooooooooooooo!

PS questo post l’ho scritto sotto l’effetto stupefacente di un mazzo di margherite

tutto in piazza, ovvero la strategia della condivisione

shakespeareQuando l’ho conosciuta, @loveclick77 si era appena messa con un ragazzo, non dopo aver molto penato per uscire da una precedente storia.

Nei mesi li ho visti a casa di lei, a casa di lui, a cena con gli amici, con il cane, senza il cane, appiccicati nel letto, mentre si baciavano, mentre mischiavano gli sguardi. Ero lì quando lui le ha regalato l’anello di fidanzamento, e anche quando lei lo ha sfoggiato per la prima volta con le amiche. C’ero al grande incontro con i suoceri, alle uscite con il nipotino, alle sagre di paese, in cucina, in montagna, al Mugello, al mare, a natale, a pasqua, ops, no, la colomba non l’hanno mai tagliata. Perché non ti viene fuori che lui è un eterno bambino, che non sa assumersi le responsabilità e che ha delle serie difficoltà ad impegnarsi [ma l’anello allora???], e così me l’ha mollata, tra l’altro senza nemmeno una piccola annunciazione. All’improvviso, invece delle loro facce felici, leggo frasi random di Baricco, Negramaro, Dalla, Mary Alice, Vinicius de Moraes, Disney, Pavese, Peanuts, Anonimo…, tutte traboccanti d’amore e/o odio, a seconda della giornata, rigorosamente intervallate da immagini di lei allegra, lei con gli amici, lei con il nuovo tatuaggio, lei con il cane, lei senza il cane, lei improvvisamente triste, lei distrutta, lei ottimista, lei a pezzi, lei “ce la posso fare”…

Adesso penserete che @loveclick77 sia la mia più cara amica, e invece non la conosco nemmeno, molto semplicemente la followo su instagram!
Lo so, lo so: ma come fa la gente a mettere in piazza i propri sentimenti?!
Però ultimamente ho cambiato idea, non è forse vero che tutti quelli che nei secoli hanno avuto una platea che li ascoltasse hanno sempre raccontato di fatti personali?
Pittori, poeti, scrittori, attori, musicisti, scultori, non hanno forse attinto a piene mani dalle loro felicità [e soprattutto dalle loro amorose disgrazie] tramandandoci in questo modo opere indimenticabili?

Insomma, non è che gli esseri umani siano particolarmente cambiati dai tempi di Antonio e Cleopatra, è che adesso ognuno di noi ha l’opportunità di divulgare il privato pur senza essere Shakespeare.
Così il web straripa di fotografie e citazioni, che, guarda caso, molto  spesso arrivano proprio da quelle opere indimenticabili, o comunque facilmente googolabili, dei poeti di cui sopra. Contribuendo così a perpetrare all’infinito la strategia della condivisione del dolore, nella speranza forse di esorcizzarlo, oppure di nutrirlo, perché a ben pensarci, il ricordo straziante dei tuoi occhi confusi nei miei, al ritmo costante dei nostri respiri, che tante volte ho provato a far coincidere, sono tutto quello che ancora mi resta di te, amore.

P.S.: questo post è ovviamente dedicato a @loveclick77, nella speranza che presto trovi un nuovo grande amore con cui perpetrare il rompimento di maroni a me!

era già tutto previsto, ovvero la teoria dell’ineluttabilità

Charlie-Brown-on-Love– E come hai detto di chiamarti?
Aspetta, aspetta almeno un attimo, concedimi il giusto spazio per osservarti [inosservata?].
In questo tempo, ancora leggero, che ticchetta al ritmo regolare di un conto alla rovescia [ma davvero tu non lo senti?], in cui niente del tuo passato può catapultarmi nel nostro futuro, niente di te mi tocca, mi accarezza, niente mi sfiora.

Eppure guardandoti già intravedo, non tanto quello che tu chiaramente sei, quanto quello che nebulosamente potresti diventare [forse un giorno chissà].
Così per i prossimi duecento minuti [leggi duecento anni] cercherò di incastrare la mia forma, a tetraedo stella, nello spazio della tua, a esaedro regolare, e userò tutta la pazienza che mi resta [ti anticipo che non sei il primo esaedro regolare a crearmi problemi], e userò tutta la dolcezza che ho conservato [da qualche parte, credo, forse tra i capelli, spero].

– io volevo solo che tu mi amassi
– solo?
– beh, tipo solo
– ti basta tipo amassi?

puff…
un puff grande almeno come la scritta Hollywood, hai gentilmente [questo devo ammetterlo] appoggiato sul mio cuore, che d’un tratto ha smesso di respirare [sarà grave?], mentre il motore di un boeing 747 cerca di aspirarmi l’anima, manco fossi una gabbianella distratta nel cielo sopra Berlino.
Beh, Berlino, facciamo anche solo Torino, comunque che importa, sempre di cielo si tratta.
Anzi, ora che lo guardo meglio mi accorgo che senza di te, con me, insieme qua sotto, non è più nemmeno bello uguale. Nemmeno un po’.
Adesso piango.

… come hai detto di chiamarti?

bla bla bla bla cha cha cha

– Amore, ma tu, mi ami?
– Che cccazzo dici?
– mmmmmm… 
– no amore, dai non piangere, ti prego
– non mi a a a miiiiiiiiii
-ma no, figurati, come ti viene in mente?!
-ha ha hai detto caaa zz oooooo!
-mi hai colto di sorpresa, amore, stavo guardando la tele, stavo mangiando questa pasta, che tra parentesi è buonissima
-mmmmm… davvero?
-sì amore
-meglio di quella di tua mamma?
-beh, amore…
-mmmmmmmm
-meglio, meglio amore, meglio di quella
-però non mi hai ancora risposto
-certo che ti amo amore, ti amo da morire
-allora domenica andiamo al mare?
-domenica ho la partita di calcetto, lo sai
-vabbene, allora sabato andiamo in centro
-amore mio, sabato ho il torneo di play station… stiamo vincendo e io sono il capitano…
-vabbene, allora venerdì sera mi porti a mangiare la pizza
-venerdì sera gioca la juve
-ma tu non tieni la juve
-no, ma amore, come faccio a perdermela, è fondamentale per il campionato
-vabbene, però mi ami?
-certo che ti amo, da morire
-perché ho fatto una cosa, te la devo dire
-dimmi amore mio, a me puoi dire tutto, che hai fatto?
-indovina?
-ti sei dimenticata di buttare la spazzatura? Non hai chiamato mia mamma per sapere se sta bene? Dimmi amore, non hai pagato la bolletta del gas?
-no no, amore, non hai indovinato…
-dai, dimmi, lo sai che a me puoi raccontare tutto, amore
-ma tu poi ti arrabbi
-no che non mi arrabbio
-e se invece sì 
-no amore, dimmi, ti prego
-… tihotraditocontuocucinoGigi
-TU COSA?!
-mmmmm… lo sapevo che ti arrabbiavi
-mi hai tradito con mio cugino Gigi
-sì amore, ma non è significato niente per me
-mio cugino
-solo una volta, due… forse tre, ma non quattro amore
-dove?
-come dove?
-dove l’avete fatto?
-un po’ ovunque amore, ma che importa?
-mi hai tradito un po’ ovunque con mio cugino Gigi
-sì amore, ma lui non era te, questo ho capito, lui non era te, lui non mi piace come mi piaci tu
-non me ne frega un cazzo di quanto ti piace lui
-mmmmmm… hai detto un’altra volta cazzo, non mi ami più
-mi hai tradito con mio cugino, certo che non ti amo più, cazzo
-mmmmm… ma aaa aaaam aaaaamore, che c’entra questo?
-come che c’entra
-ti ho spiegato che io amo te
-beh, sai una cosa? Non me ne fotte un cazzo se ami me
-ma ammmore, tu non ti sei accorto di nulla, la nostra vita non è cambiata, tutti i venerdì ti preparavo la pizza così la mangiavi guardando la partita, sabato andavo a fare la spesa con tua mamma mentre tu eri al torneo e domenica ce ne stavamo tranquilli in casa oppure venivo a vederti giocare al campetto, amore, non è cambiato niente, e io ti amo così tanto
-…
-amore?
-lasciami pensare
-ti ho comprato il gran soleil al caffé e la birra che ti piace amore
-…
-amore
-sì
-amore io ti amo da morire
-anch’io ti amo, ma mio cugino
-amore, tu sei molto meglio
-davvero?
-sì amore
-che birra mi hai comprato?
-quella tedesca, con le patatine alla paprika
-davvero amore?
-certo
-amore?
-sì amore?
-non voglio perderti, ti amo da morire
-anch’io amore, da morire

ti lascio una canzone

Ogni volta che mi innamoro entro nel mondo di quella persona, soprattutto entro nella sua musica e cerco di farla mia.
Oggi posso affermare con assoluta certezza che tutta la mia vita sentimentale si trova raggomitolata nel mio ipod, e la cosa mi piace.

La mia prima lettera importante fu la L., mi trattò di merda, ma mi fece conoscere Baglioni, che fu meraviglioso quando mi lasciò, non so proprio come avrei fatto a piangere senza mangia un po’ di piu’ che sei tutt’ossa e sul tavolo fra il té e lo scontrino ingoiavo pure questo addio…

Dopo anni di Baglioni, e sofferenza, finalmente incontrai M. con Carol King, con i Beatles, e Diane Schuur che cantava “Cry me a River”, canzone che dedicai immediatamente a L., assieme ad un implicito: vaffanculo!
M. fu un numero illimitato di musica di ogni genere, e mi piaceva tutta!
Nel cuore mi restano per due pezzi in particolare: “I can’t make you love me” di Bonnie Raitt e “Cara” di Lucio Dalla,  che benché all’epoca fosse per me a tratti incomprensibile, non so come spiegarlo, beh, io mi ci vedevo, forse perché ho tanti capelli, oppure perché un giorno, molto, ma molto tempo dopo, anch’io mi sarei alzata per scappare.

E certo, c’era L. (un’altra) all’orizzonte, con tanta musica troppo alternativa, almeno per me che amavo tutto un altro genere. Mmmmh, ero indecisa, fino a quando un giorno mi disse:
“Ieri non riuscivo a smettere di ascoltare “It’s too late”, di Carol King, la conosci?”
“Hai voglia!”
E così mi innamorai.
Non c’era molto feeling in campo musicale, a dire la verità non c’era molto feeling e basta, diciamo che litigavamo praticamente per tutto, e toglierei il praticamente.
Un giorno, tornando a casa, nella nostra casa, accesi lo stereo, c’era un cd nuovo, era di L.. Iniziai ad ascoltare, un po’ di jazz, i Gotan Project (per inciso, era proprio necessario rovinare Santa Maria con la pubblicità del Finish? chiudo la parentesi), il valzerone di “In the mood for love” che mi piaceva molto e poi “E’ un altro addio”, con Toquinho e la Vanoni che duettavano sul dolore dell’amore e del non stare più assieme. Ricordo che mi sdraiai sul mio tappeto verde e piansi fino a non avere più lacrime.
Ci lasciammo il giorno dopo.

Conobbi M. (un’altra M.),  qualche mese dopo la Vanoni con Toquinho, mi consigliò di ascoltare “Besame Mucho” di Cesaria Evora.
“Sai che in questa versione non l’ho mai sentita”
“E’ bella vero?”
Bellissima, quasi come te. Anzi, siccome credo proprio di amarti, potresti decidere di stare tutta la vita qui, molto vicino a me. Sento che la possibilità di perderti di vista per, tipo, due secondi di seguito, potrebbe essere fatale alla mia persona.
Ma finì la canzone ed io non aprii bocca. Non potevo perché nel frattempo si era fatto tardi, e la cosa sarebbe apparsa un po’ sconsona.
Però l’amavo già tantissimo.
“Allora Battisti ti piace?”
(Io odio battisti) “Certo, che domande…”
E così via, fosse durata un po’ di più credo che avrei iniziato a canticchiare Guccini sotto la doccia. Certamente mi innamorai un’altra volta di Bach, soprattutto se suonato da Glenn Gould.

Arrivò rapidamente ed andò via alla stessa velocità un’altra M., musica a palla, pezzi decisamente folli, soprattutto nelle nostre personalissime interpretazioni. Uno per tutti “Que te den” degli Amparanoia, la colonna sonora di quei giorni vissuti al triplo della mia velocità media.

Poi, senza preavviso, inciampai nella lettera B., una lettera nuova per me, ascoltava la mia musica, che pareva piacerle. Un giorno domandai dei suoi gusti.
“Renato Zero”
“Cosa?!?!?? Non ci credo”
Cacchio, era vero. Ricordo un viaggio in macchina urlando a squarciagola “Il triangolo”, canzone che per noi aveva dei significati, visto che la nostra  fu una relazione a tre, e purtroppo non a causa mia.
La B. si rivelò una lettera piuttosto ostica, “Cercami”, che preferisco immaginare nella versione della Mannoia, divenne la sua missione con me, nel senso che prima mi lasciava, ma giusto per il tempo per tornare a cercarmi, solo che quando mi trovava, non si ricordava più perché mi aveva cercata. Fu così che mettemmo in piedi, per la gioia del pubblico pagante, un delirante loop che pareva non avere fine.
Ma non è di Zero il suo pezzo più rappresentativo, bensì “Cinquantamila lacrime” di Nilla Pizzi (cit.). Era così importante per B. questa canzone (e la sua cantante), che pur di assistere allo spettacolo, preferì lasciarmi, mentre io, piangente al telefono, cercavo di spiegare che trattasi di Nina Zilli e non Nilla Pizzi. Ciò nonostante adesso abbiamo un ottimo rapporto!

Incontrai S., la mia anima divisa in due, in un pomeriggio di fine marzo.
Non ho ben capito cosa piacesse ad S., so per certo che l’importante era che le due cose fossero diametralmente opposte.
Una volta postò un pezzo dei B-52’s  “Planet Claire”, io non li avevo mai sentiti nominare, ad oggi quella canzone resta per me un tentativo degli alieni di invadere la terra, rincoglienendoci prima tramite la loro musica.
Per contro mi preparava torte di carciofi ascoltando Bach suonato da Glenn Gould.
“Lo conosci Glenn Gould”
“Hai voglia”
E così mi innamorai.
Qualche mese dopo mi confessò che la torta l’aveva cucinata una zia. Però giurò che aveva veramente pulito i carciofi ascoltando Bach.
“Ma allora tu menti?”
“Solo per sopravvivenza”
“Cazzo, tutta la vita è sopravvivenza!”
Jamiroquai, Annie Lennox, aveva una macchina perfetta e dei cassetti disordinatissimi, l’amavo soprattutto per i cassetti, avrei voluto nascondermici dentro, non mi avrebbe trovato mai e forse oggi staremmo ancora insieme.
La canzone che più di tutte mi ricorda S. è riuscita rapidissimamente a scalare tanti posti nella mia personalissima classifica, si intitola “Amore” ed è di Ryuichi Sakamoto. Non sta a me dirlo, ma continuo a trovarla fantastica.

E adesso?!  E adesso l’ipod è pieno, quindi single  a vita. Ma se proprio dovessi ricredermi, comprerei una vocale, così, tanto per cambiare, una bella A. magari, o una E., perché no.
Anche se… ma dai, non ci credo! Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?!

Liberamente ispirato alla classifica di “Quattro matrimoni e un funerale”

la prossima volta, l’ultima volta…

Non sai mai quando vedrai per l’ultima volta una persona.
E’ un po’ come con le maniche corte, non è che una mattina ti svegli e pensi “cacchio, oggi mi sento che per quest’anno non le indosserò più”, semplicemente arriverà quella perturbazione e puff , fine delle tshirt, benvenuto maglioncino.
A me capita così con le persone, non con tutte per fortuna, solo con quelle favolose con cui mi fidanzo. Beh, fidanzo è una parola grossa, diciamo quelle con cui intraprendo un rapporto sentimentale votato all’infinito (per me), solo stagionale (per loro).
Non è proprio che un’ora prima fossero tutte rose e fiori e un’ora dopo puff, alcuni piccoli segnali dell’arrivo di una perturbazione ammetto di averli avuti: “devo dirti una cosa” “dimmi” “non sono più sicura di amarti…”, ma da lì a sparire per sempre e non a causa di un incidente mortale, cavoli, ce ne sta, dico io!
Comunque a me ultimamente accade di veder partire l’amato bene sulla sua macchina super pulita, salutarlo con la manina e poi puff, fine di tutto. Giusto la telefonata del “sono a casa”, che a saperlo avrei risposto “fanculo”, ma ignorandolo è sempre un gentilissimo “bene amore, ci vediamo domani…”.
Da questo ho tratto una conclusione che definirei definitiva: l’importante non è che tra noi sia per sempre, ma che tra i due la prima a stancarsi possa essere io!
Cazzo sì, per una volta voglio essere quella che sale in macchina e se ne va per non tornare mai più, ciaooooooo….
Anche perché di norma le relazioni le rompe uno, ma le palle ce le si rompeva già da tempo in due.
Quindi, citando una cara amica di Torino, la frase: “Tu starai male a non vedermi, ma sto peggio io a vedere te, quindi siccome io per me sono più importante… addio!”, datemi della sentimentale, ma al prossimo giro ho bisogno di credere che la userò io!!!