Ho deciso di sdoganare Baglioni, si vabbé, adesso starete lì a storcere il naso, ma quando vi hanno appena lasciati non c’è niente come lui per distruggervi definitivamente, e a volte la distruzione è l’unica via per la ripresa [a volte…].
Comunque oggi vi parlerò di una canzone che si intitola “Solo”, e già dal titolo mi sto domandando come nel lontano millenovecentonovanta/uno/due io sia riuscita a sopravvivere all’ascolto ossessivo compulsivo di questo memorabile pezzo.
Ve la faccio breve, lui, Claudio, è stato appena abbandonato [un altro che ci ha fatto i soldi con sta storia] e lo capisci subito dalle prime parole:
Lascia che sia tutto cosi’ e il vento volava sul tuo foulard…
Madonna che angoscia, e come me la vedo lei, con il suo fottuto foulard da sciuretta [ma chi li mette i foulard?!?] davanti ad un lui, distrutto, che probabilmente non aveva nemmeno avuto la forza di indossare i suoi amati pantaloni di pelle.
E sul tavolo tra un tè e lo scontrino ingoiavo pure questo addio…
Questa parte me la sono sempre immaginata tipo lei che accenna ad alzarsi , e lui, seduto lì con il groppone in gola, mentre nei tavoli vicini la gente chiacchiera super felice.
Avete mai notato che quando siete tristi, intorno a voi sono sempre tutti particolarmente allegri, come fosse il giorno di natale in un film di natale?!
Ma andiamo avanti.
In un ultimo patetico tentativo di rianimazione dell’amor morto, Claudio le giura di non avercela con lei, e per carità, di non darsi pena per lui.
Stupide frasi di circostanza che ho ripetuto mille volte sperando in un incredibile colpo di scena, chiedetemi se siano mai servite?!?
Quindi arriva il ritornello: e chissa’ se prima o poi, se tu avrai compreso mai, se ti sei voltata indietro…
L’intramontabile classicone, la speranza, vana, che lei capisca di aver sbagliato [sìsì] e ti mandi un messaggio straripante di parole di scusa e d’amore. [Ma de che?!?!?]
Poi la canzone stacca in un futuro prossimo.
Qui ho sempre visto lui in casa intento a suonare alla chitarra canzoni d’amore a questa nuova lei, in cui mi immedesimo subito perché lui canta:
… e se adesso suono le canzoni quelle stesse che tu amavi tanto
e lo capisci dalle prime parole che sarà una relazione di merda.
Come al solito, chi se ne va con il foulard e senza manco pagare per qualche misterioso motivo vince sempre!
Ma non contento, lui insiste: lei si siede accanto a me sorride e pensa che le abbia dedicate a lei [povera…] ma non sa delle nostre fantasie del primo giorno e di come te ne andasti via…
Appuntooooooooo: te ne andasti via!
Però non c’è niente da fare, il ricordo del ricordo di chi non c’è più, e non perché Manitù l’abbia prematuramente richiamata nei verdi nei pascoli dei cielo [amen], ma solo perché un giorno ha deciso che non andavate poi così d’accordo [puff], riesce sempre a conquistare il gradino più alto sul podio dell’amore vagheggiato.
Ché la speranza che un bel dì lei comprenda e torni indietro sia forse il più inconfessabile dei segreti di tutti gli abbandonati del mondo?
Eppure sarebbe così perfetto amare te, che ascolti fiduciosa le mie canzoni, che solo per una disdicevole confusione del destino, amore, in un tempo che è perso ormai nel tempo, ho immaginato per un’altra…
Ma chi vogliamo prendere in giro, a noi piacciono solo le cose impossibili!
Note:
la copertina del post è di Franco Matticchio per il libro “Istruzioni per rendersi infelici” di Paul Watzlawick edizione Universale Economina Feltrinelli