L’amore è uno strano sentimento, la letteratura romantica ce lo disegna come un motore ecologico capace di renderci felici e spronarci ad essere migliori come niente altro al mondo (a parte alcune droghe) riuscirebbe a fare.
Ma quando il motore si ingolfa e ci abbandona, magari di domenica, sopra un marciapiede disconnesso, sotto litri di pioggia battente, in balia di un vento pesante e muniti solo di scarpe leggere, beh, a questo punto, lo stesso amore che ci aveva trasformati in sorridenti smiley ambulanti ci autorizza a farci le peggiori cose.
Ti rigo la macchina, insulto tutta la tua famiglia fino alla quarta generazione, ti telefono all’una di notte minacciando la mia morte e poi ti messaggio immediatamente dopo per rettificare e minacciare la tua di morte. Insomma, non c’è fine al peggio, e tutto nel nome dell’amore.
Strano sentimento quindi, che può cambiare il mondo, ma in entrambi i sensi di marcia, perché essere lasciati non piace mai a nessuno, soprattutto se non era nell’elenco della spesa di quella settimana.
Mentre io me ne starei secoli seduta su una sedia di paglia di vienna con lo schienale rotto, ad ascoltare i timidi segnali di risveglio del tuo cuore, tu, lo stesso tu per cui io ho inventato parole d’amore che non sapevo di avere, tu, decidi di andartene, perché come dice montale […codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo], e tutto ciò che sicuramente non vuoi, partner tanto amato, sono proprio io.
Ma dopo un po’ di esperienze diversamente positive, ho iniziato a domandarmi, tutto questo male, è frutto della famosa sfiga che ci vede benissimo, o è invece il prodotto di un’accurata ricerca di mercato?
Forse il masochismo non è da relegare alle tutine in lattex e al gatto a nove code.
Forse il vero masochista è colui che sfrutta il sadico partner al solo scopo di inscenare l’eterno rifiuto.
PS cont…